Il desiderio della lettura.
Quest’anno ho sperimentato la vendita diretta dei miei romanzi al pubblico, montando un banchetto in occasione di eventi. Non è certamente un modo per “fare soldi”, ma è un’occasione unica per incontrare i miei lettori o potenziali lettori, per farmi conoscere, per dare un volto e una voce all’autore, per dare l’opportunità al lettore di scambiare due parole e avere risposta a tutti i suoi dubbi.
Anche se faticoso, è stato un modo divertente per passare le mie giornate facendo ciò che a me piace fare, “parlare con gente che ti ascolta”. Ho conosciuto gente e posti nuovi e ne ho viste di tutti i colori, oltre ai pericoli che si incontrano durante i viaggi, mi è rimasta nella mente una scena: un ragazzino si ferma davanti al banchetto e inizia a leggere gli incipit dei vari romanzi esposti, ne valuta la qualità del testo e della copertina e non avendo un centesimo si rivolge a sua madre affinché ne compri uno, sua madre lo allontana dal banchetto in modo brusco, come se fosse infetto o contenesse una bomba pronta ed esplodere, il bambino insiste senza capricci, facendogli capire che gli piacerebbe davvero leggere quel libro che ha scelto, stavo per prendere la penultima copia a disposizione per offrirla in omaggio a un mio raro giovane lettore, ma sua madre lo allontana ulteriormente con delle scuse che sono così stupide, che non riesco nemmeno a scriverle. Il bambino prosegue la sua passeggiata guardando indietro il mio banchetto espositivo divenire sempre più piccolo. Poi lo vedo fermarsi dinanzi a una macchinetta per valutare la forza del pugno di un essere umano, ed era li fermo, mentre sua madre dialogava con amici, forse sognando di battere il record e sbalordire tutti coloro che ci provavano in quel momento.
L’accaduto ha lasciato tristezza in me, vedere come un genitore egoista cura la crescita culturale di suo figlio fa rabbrividire. Era un’occasione unica per conoscere il piacere di leggere e conservare la lettura per amici, familiari o i suoi stessi figli in futuro, non ci sono molti scrittori che propongono la loro opera direttamente al pubblico, invece la signora ha ritenuto che veder tornare a casa suo figlio soddisfatto e con le mani sanguinanti (magari spendendo una trentina di euro in pochi minuti), sia qualcosa di cui essere fiera. Perché se non si è forti culturalmente bisogna distinguersi, dimostrando la propria forza fisica.
Un libro per l’ultima generazione di lettori
Luigi e il corvo bianco
Il nuovo libro di Pino Digiuseppe per i giovani lettori!
Dispoibile nei vari formati su www.pinodigiuseppe.com
Finalmente è arrivato: “Luigi e il corvo bianco” è il titolo della mia ultima pubblicazione, disponibile in formato e-book e cartaceo.
Un libro per bambini e ragazzi dai quattro ai dodici anni di età, ma che è in grado di coinvolgere anche il lettore adulto, appassionato di avventura e fantasy.
E’ sempre un duro lavoro, ma chi segue il mio blog, sa che per me i bambini sono molto importanti, e un bambino che è un appassionato lettore di libri lo è anche di più, perché è ciò che manca nelle nuove generazioni, è ciò che si sta perdendo: le emozioni che scaturiscono da noi stessi.
Aiutiamo la nostra immaginazione affinché non muoia e ci renda facile preda di meschini mezzi di comunicazione spesso persuasivi.
Mi auguro che il nuovo viaggio con Luigi e Pao (il corvo bianco) sia un viaggio bellissimo.
Uscita prevista per martedì 30 aprile 2024.
Buona lettura
Nelle mani di un cervello elettronico
Si parla, sempre più spesso, di intelligenza artificiale per scrittori (anche di romanzi), ...io quando ne sento parlare rabbrividisco dal terrore. Qualcuno potrebbe pensare che mi preoccupo troppo per qualcosa che non conosco a pieno ma vorrei tanto che questo fosse vero.
Si parla, sempre più spesso, di intelligenza artificiale per scrittori (anche di romanzi), ...io quando ne sento parlare rabbrividisco dal terrore. Qualcuno potrebbe pensare che mi preoccupo troppo per qualcosa che non conosco a pieno ma vorrei tanto che questo fosse vero. Siamo già stati testimoni, in diverse occasioni, di quanto l’uso improprio e inconsapevole delle nuove tecnologie ha arrecato danni al genere umano, diventiamo sempre più pigri e sempre più dipendenti da qualcosa che al momento siamo convinti di controllare. Dal mio punto di vista mi sembra di leggere un libro di fantascienza, capisco che l’ausilio delle nuove tecnologie possa aiutare a superare ostacoli che sono pericolosi per un essere umano, aiuta a ridurre i tempi, aiuta in una molteplici funzioni, ma, per quanto riguarda gli scrittori di romanzi, questo davvero non lo tollero. La scrittura è l’unica cosa che ci rende umani, è qualcosa che viene direttamente partorita dalla nostra mente, con delle sfumature che solo una mente umana può concepire, ed è giusto che sia così, pensate se la “Divina commedia” fosse stata scritta con l’intelligenza atificiale, secondo noi, quale messaggio avrebbe dato Dante Alighieri nel suo testo? Per quanto evoluto sia quasiasi software poi alla fine decide sempre lui, con conseguente standardizzazione dei contenuti.
È davvero triste vedere che si scrivono con lintelligenza artificiale post per facebook, lettere di auguri, comunicati stampa e qualsiasi cosa che per anni abbiamo imparato a fare a scula e nella vita quotidiana. Siamo per caso incapaci di farlo? Gli scrittori di romanzi sono così pochi da aver bisogno di implementare la produzione di libri? Basta rispondere a queste e altre piccole domande per capire quanto sia inutile e pericolosa in alcuni campi l’utilizzo delle teconologie errate.
Lasciamo fare all’intelligenza artificiale e tecnologie varie, il lavoro che noi umani non riusciamo a fare a causa dei nostri limiti reali, per tutto il resto diamoci definitivamente un taglio e teniamoci stretta la nostra umanità.
Potrei dire tantissime cose a riguardo ma lo sconforto mi blocca la maggior parte delle parole, spero soltanto in una presa di coscienza da parte di tutti gli utenti di tale tecnologia, con la speranza che si possa vivere un futuro migliore e più umano possibile.
Dimenticavo! Questo testo è stato scritto con l’ausilio di un panino al salame e formaggio.
Occhi spenti
Occhi spenti, è il titolo provvisorio del romanzo che sarà pubblicato Sabato 1° giugno 2024 (se non ci sono problemi).
Occhi spenti, è il titolo provvisorio del romanzo che sarà pubblicato Sabato 1° giugno 2024 (se non ci sono problemi).
Un romanzo che parla della vita di una ragazza cieca, partendo dalla sua infanzia. Un romanzo che parla di omicidio, giustizia, potere, amore, umanità, odio e tutto ciò che la protagonista del romanzo deve affrontare per sopavvivere in questo mondo. Ma vuole, ancora una volta, far riflettere su chi è migliore di chi, o di cosa. Una disabilità è un problema per chi deve tollerarla per un tempo della sua giornata? O per chi ci convive costantemente? Nonostante viviamo in un mondo civilizzato, dove tutti hanno accesso all’istruzione scolastica, esistono pregiudizi di razza e religione, ai quali si aggiunge la discriminazione del portatore di handicap.
Occhi Spenti parla di come la protagonista, Maria, vive la sua vita da non vedente e affronta le avversità di chi non accetta il suo stato o ne approfitta per interesse, piacere personale o per burlarsi di lei. Tutti abbiamo qualcosa in più o in meno di altri ma ci creiamo uno standard di “persona normale”, tutto il resto non è degno di attenzione, in realtà molte delle persone portatori di handicap hanno delle qualità e delle capacità superiori alla media, il resto sono comunque esseri umani che non sono certamente qui, su questo pianeta, per far del male a qualcuno.
Accettare il prossimo nella sua disabilità non significa fare un favore all’interessato, ma anche a se stessi, accettarlo serve a riprenderci la nostra umanità e capire come vive l’altro, serve a capire di cosa ha realmente bisogno. Magari, sempicemente sentirsi dire “ciao” è sufficiente per vivere meglio.
Prima di leggere il romanzo, facciamo un sondaggio dando un’occhiata attorno a noi, quante persone hanno bisogno del supporto di qualcuno? E quante altre, invece, credono di essere autosufficienti?
Scrivere d’estate
Qualche giorno fa ho fatto una piacevole passeggiata con un collega scrittore residente nella mia stessa cittadina mentre tornavo verso casa. Durante la chiacchierata sono emerse diverse problematiche comuni che qualunque scrittore costretto ad affrontare la nostra stessa realtà riscontrerebbe ed alcune che ci accomunano tutti, prima tra tutte, il caldo, uno scrittore solitamente non lo fa in piedi e non lo fa per strada e questo ci costringe a fare delle pause a volte anche lunghe per prendere un pò d’aria e combattere il caldo, nemico della creatività e della volontà di continuare a scrivere. Ora capisco meglio il vecchio detto “Aprile dolce dormire” che mi veniva detto a scuola ogni anno. Mi veniva detto che era la vicinanza della chiusura della scuola che metteva nelle condizioni l’alunno, stremato da un intero anno di studio, a sonnecchiare in aula, ma ora credo che quel grado di temperatura in più abbia fato il suo contributo favorendo il “dolce dormire”.
Intanto la mia scrittura continua, l’obbiettivo è pubblicare un libro all’anno, tra gennaio e marzo, salvo cambiamenti di programma. Ora sono a metà stesura del mio prossimo libro, un libro per bambini che porta il titolo provvisorio di Luigi e il corvo bianco, un libro per bambini a cui tengo molto perché dal mio punto di vista i bambini sono tra le cose più importanti nel nostro mondo e dopo Solo quando piove e Peperoni rossi cruschi, l’ultimo ambientato nel territorio di Irsina (MT).
Ho depositato i fardelli d’acqua accanto a me, ma credo che l’acqua a temperatura ambiente non favorisca la scrittura creativa, quindi, esco alla ricerca di un congelatore!
Vorrei essere…
Non ho mai saputo davvero chi sono, se sono la persona giusta per vivere in questo mondo pieno di insidie. Da sempre avrei voluto essere qualcos’altro, qualcosa che rendesse più semplice vivere in questo mondo, ma cosa potrei essere? Non è certamente una scelta facile, ci vorrebbe un luogo appropriato che mi aiuti a riflettere. Il bosco, è il luogo perfetto, dove la natura si esprime libera e potente, dove l’aria pura aiuta a pensare, immaginare e rilassarsi.
Vorrei essere un albero di questo bosco, vivere all’ombra delle mie stesse foglie, ma il clima sta cambiando ovunque e anche la natura perde un po’ della sua potenza, gli incendi boschivi fanno il resto. Vorrei essere uno scarafaggio che vive tutta la sua vita ai piedi di questo albero, dicono che in caso di disastri nucleari sono gli unici che sopravvivranno, un piccolo scarafaggio in un grande bosco. Vorrei essere la pioggia, lei cade su tutto, cose, animali, uomini e piante, nessuno può sguggire alla pioggia, e nessuno può fermarla. Vorrei essere un pesce, i pesci sono gli unici che possono ripararsi dalla pioggia, ma un pesce viene mangiato da pesci più grandi, quindi meglio un pesce bello grosso, e se non ci fosse più acqua? Sarebbero i primi a morire.
Vorrei essere me stesso, è un privilegio che non mi può negare nessuno, almeno non direttamente, ma come posso essere me stesso se non so chi sono? Dove posso ritrovarmi e fare la mia conoscenza? Sicuramente in un libro! Uno scrittore che pubblica le sue operre non scrive mai per se stesso, lo fa per qualcuno, chi sceglie il suo libro lo sceglie perché ne è incuriosito, ne è attratto, perché parla la sua lingua e perché in fondo è parte di sè, solo leggendolo si può iniziare a conoscere se stessi, del resto, far parte di una comunità spesso implica il dover cambiare il proprio modo di essere e vedere le cose, adeguarsi a uno stile di vita anche se a volte sbagliato. L’importante, comunque, è non cercare a tutti i costi di essere qualcosa o qualcuno che soltanto apparentemente può aiutarmi nelle avversità della vita, ora sono convinto che soltanto io sono l’alleato di me stesso, tutto il resto esiste fuori di me e vive la sua vita.
Ma i bambini sanno leggere?
Credo che a volte, inconsapevolmente in molti si sono posti questo quesito nella mente, dimenticando che ognuno di noi è certamente stato bambino. Abbiamo dimenticato? I tempi sono cambiati? Il problema non è se i bambini sanno leggere, sono pienamente convinto che ogni bambino che ha voglia di leggere lo sa fare o trova il modo per farlo. Chi scrive libri per bambini non è uno scrittore qualsiasi, è a sua volta un bambino in un adulto, non è certamente facile, bisogna prima di tutto vedere il mondo con gli occhi di un bambino, sapere quali domande si pone e quali risposte o emozioni cerca in un libro, bisogna parlargli con un linguaggio a loro familiare, molti bambini amano leggere o vedere un libro illustrato per appagare la loro sete di conoscenza o conoscere ciò che non gli viene insegnato.
Qualche giorno fa mi trovavo in un noto ipermercato della zona e come sempre mi sono soffermato a vedere i titoli sugli scaffali della libreria interna, dietro di me c’era un bambino che ha attirato la mia attenzione, cercava freneticamente qualcosa, sapendo che aveva poco tempo, infatti sua madre, che non gli poneva attenzione, lo strattonava mentre parlava con una sua amica perché aveva fretta di andare altrove, il bambino vedeva i tanti libri con le copertine colorate ancora da visualizzare e opponeva resistenza a sua madre, fino a quando gli hanno permesso di vedere i libri a patto che ci mettesse non più di dieci secondi, forse un bambino non sa quanto sono dieci secondi, ma sa che non sono molti e si è dato subito da fare per trovare qualcosa che faccia al caso suo, dopo una rapidissima ricerca la sua faccia triste rispecchiava la sua delusione, <hai trovato quello che cercavi?> Chiese sua madre, ma il bambino era deluso e immobile, sapeva che doveva andare via e disse, <volevo un libro che parlasse di maghi e bambini>, l’amica di sua madre gli suggerì Harry Potter, classico personaggio entrato nella mente di molti lettori e non lettori grazie a un’ottima diffusione del suo nome, ma il bambino ha sottolineato che cercava qualcosa di nuovo, di unico, qualcosa che non fosse ambientato in luoghi lontani che non conosceva.
Sono rimasto colpito da questo desiderio del bambino, uno dei rari bambini che predilige la lettura alla navigazione in rete tramite cellulare, così ho pensato che quel bambino e altri come lui meritassero un libro “nuovo”, un libro più locale, che parlasse di magia nella loro lingua.
Oggi ho messo da parte tutti i progetti e ho iniziato a scrivere una storia che parla di maghi, animali e bambini in un contesto più “nostrano”, scrivo per quel bambino, magari lo incontrerò nuovamente un giorno e potrò offrirgli ciò che cercava, sperando che intanto non abbia cambiato interesse.
Se un bambino ha la passione per la lettura o qualsiasi altra passione che porti dei benefici per una sana crescita culturale, noi genitori dobbiamo favorire l’accrescimento questo suo interesse, se da grande non vive la vita che si aspettava, non diamo la colpa al mondo esterno, influisce solo in parte, perché i responsabili del suo futuro siamo soprattutto noi.
Il primo post del Blog.
E’ evidente, state leggendo il primo post di questo Blog, la mia mente è ancora in fase di avviamento, ma i pensieri sono tanti e prossimi all’esplosione.
E’ evidente, state leggendo il primo post di questo Blog, la mia mente è ancora in fase di avviamento, ma i pensieri sono tanti e prossimi all’esplosione.
Nell’occasione voglio parlarvi del motivo per cui ho scritto il mio secondo libro, Peperoni Rossi Cruschi, tutti sapete che è il simbolo culinario lucano ma non è un libro di ricette, parla della Basilicata e ho ritenuto necessario scriverlo perché in molti non conoscono ancora la propria regione. Paghiamo costosi biglietti aerei, e costosi soggiorni all’estero, esponendoci a pericoli per la propria persona, oltre che alla propria salute, per il clima differente e per la differente alimentazione. Perché a pochi è venuto in mente di visitare la propria regione o una qualsiasi altra regione d’Italia? Cosa ci spinge ad andare così lontano senza aver prima conosciuto la propria terra? Forse il motivo è da ricercare nella monotonia quotidiana che erroneamente viene associata al proprio territorio, o forse altro, ma non è certamente bello ignorare le nostre origini, non sapere da dove veniamo e perché abbiamo un certo modo di vivere e di pensare. Dal mio punto di vista, una sana conoscenza può cambiare molte cose e di conseguenza risolvere alcuni problemi che ci opprimono. Esiste anche un altro motivo per cui è stato necessario scrivere il libro, è che in molti non conoscono nemmeno il nome delle cittadine lucane oltre a quelle della propria zona in un raggio di soli cinquanta chilometri.
Naturalmente invito a leggere il libro, che non è soltanto narrativa d’avventura, il mio è un appello a scoprire in modo economico, divertente e sicuro quanto la nostra regione offre. Il viaggio si può fare da soli, in compagnia o accompagnando qualche vostro amico turista alla scoperta di una terra meravigliosa. Per una volta nella vita, cambiate la vostra meta di viaggio, è un’esperienza che ognuno di voi dovrebbe fare.
Infine il mio ultimo consiglio è quello di non dimenticare di portare con voi Peperoni Rossi Cruschi, un libro che vi terrà compagnia durante il viaggio e vi darà le informazioni necessarie per viverlo al meglio.